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Nando Timoteo.

Parlare di me in terza persona? Solo se le altre due sono d’accordo.
Nasce nel 1972 per sua stessa ammissione, ma avrebbe potuto nascere prima. Se gli si chiede il perché di tale data, ha aspettato che l’umanità fosse pronta.
Pugliese per vocazione, esportatore di condizionali come vorrei, verrei, non ha mai risolto il cubo di Rubik.
Un tipo schivo, le uniche parole che gli rivolgono sono: “permesso” e “ah scusa, pensavo fossi un altro”.
Si mantiene scrivendo, uno degli effetti collaterali della labirintite.
Umorista ricercato, da una serie di creditori.
Supereroe in cassa integrazione sta aspettando di essere reintegrato. Attualmente vive sotto la soglia di povertà, ma anche lei lo sta sfrattando.
Vive a Bergamo sotto mentite spoglie, che prima o poi si rivestiranno.
Soffre di insonnia da una decina d’anni. Il suo sogno è riuscire a farne uno.
Uno dei suoi più grandi desideri è andare in Thailandia, il suo avvocato ha detto alla giuria di non tenere conto di questa sua ultima dichiarazione.
Quando gli hanno chiesto di tagliare i ponti col passato l’unica sua obiezione è stata: “e che cazzo di forbici mi date?”
Si appassiona facilmente, difficilmente ricambiato.
Nel tempo libero gioca a pallone, perlomeno questo è quello che gli fanno credere i compagni.
Suda alla spina.
Avrebbe potuto essere un campione di scacchi, poi purtroppo il menisco…
E’ spesso criticato per le sue scelte alimentari, del resto essere cannibali è ancora malvisto.
Dicono di lui una svariata varietà di improperi.
Se il talento avesse un’indirizzo sarebbe ai suoi antipodi, ma se gli si dice una frase del genere, abbozzerà un sorriso, semplicemente perché non sa il significato di antipodi.
Dotato di un enorme autostima completamente mal riposta.
Vive ai margini della realtà, ma prima o poi ci entrerà.
Sta aspettando di vincere alla lotteria e mandare tutti quanti a farsi fottere. Peccato non compri mai un biglietto.
A tal proposito dice: altrimenti che fortuna sarebbe?